sabato 17 marzo 2007

Making of

Bepi Vigna: «L’idea era di provare a raccontare, in maniera ironica e anche un po’ perfida, una certa gioventù contemporanea, quella più superficiale, che veste griffato e trova i suoi modelli di riferimento nei personaggi della televisione.

Il titolo “Bollicine”, allude a quelle della Coca Cola cantata da Vasco Rossi: in fondo il nostro intento era quello di creare una striscia che fosse frizzante come le bibite che consumano i nostri personaggi, ritratti spesso seduti al tavolino del bar».

«Credo che Stefania abbia fatto un lavoro grafico notevole, inventandosi uno stile che è una mediazione perfetta tra il segno di certi manga giapponesi e quello del fumetto umoristico occidentale.

Scorrendo le vignette si può cogliere una certa evoluzione del tratto, che diventa via via più maturo e raffinato.

Dal canto mio ho cercato di privilegiare sempre le battute immediate, dove il segno avesse spesso un’importanza decisiva per la creazione dell’effetto umoristico».

Stefania Costa: «Nei primi disegni, risalenti a più di dieci anni fa, i protagonisti di Bollicine avevano occhi grandi e “luccicosi”, in perfetto stile giapponese, e alcune caratteristiche fisiche erano ben diverse: i capelli biondi e le lentiggini appartenevano a Lilli e Sandrina sfoggiava invece una ben più “seria” capigliatura bruna; Pam non esisteva ancora e Sam aveva i capelli neri e si chiamava “Efi”. Gli unici che da allora non hanno subito sostanziali modifiche sono Giangi e Riky, i cui characters mi sono stati da subito molto chiari».

«Ecco come apparivano alcune delle prime strisce disegnate con lo stile più “manga”».


«L’ultimo personaggio a comparire nelle strisce è stato il gatto Randy: è un randagio, quindi non poteva avere un aspetto troppo carino e “pulito”, da gatto domestico insomma, ma doveva esprimere la furberia di chi è abituato a stare per strada e ad arrangiarsi da solo».











«Per finire, uno sguardo dietro le quinte della realizzazione tecnica di una striscia di Bollicine.

Una volta stabilito con Bepi il testo di una striscia, io provvedo a realizzarne una bozza a matita.

Intorno alla striscia centrale si notano diversi schizzi più piccoli e molto pasticciati, in cui generalmente provo diverse soluzioni d’inquadratura, di postura dei personaggi e di montaggio delle vignette: quando trovo quella che mi soddisfa, la ridisegno più dettagliatamente nella striscia più grande.

Finita la matita, la scannerizzo e inserisco il lettering al computer. Poi faccio una stampa del lettering sul cartoncino più adatto per l’inchiostrazione e vi “ricalco” la striscia, con segno molto leggero e pulito. Dopodiché “inchiostro” il disegno, ovvero ne ripasso tutti i contorni con dei pennarelli neri con punte di diverso spessore».

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